La comunicazione sociale e la pragmatica del linguaggio

La nostra lettrice Manuela ci chiede di occuparci dei problemi di pragmatica che sono solitamente associati alla sindrome di Asperger.... A tal proposito ricordiamo che il DSM V ha di fatto eliminato le differenze tra autismo ad alto funzionamento e sindrome di Asperger.

Alcuni bambini con una diagnosi di adhd, autismo ad alto funzionamento (sindrome di Asperger ) o con un disturbo specifico di linguaggio possono avere difficoltà a usare il linguaggio in varie situazioni sociali. Questo anche se si possiedono ampi vocabolari e si é in grado di parlare con frasi complete e ben articolate.
Questo può dipendere da un problema a livello di pragmatica del linguaggio.
Nel DSM V troviamo il Disturbo Pragmatico della Comunicazione Sociale anche in assenza di altri disturbi e con adeguate funzioni cognitive.

Con il termine Disturbo pragmatico della comunicazione sociale ci si riferisce alle difficoltà di adeguare il proprio modo di parlare in funzione del contesto nel quale ci si trova, nel rispettare le regole della conversazione e alcuni aspetti impliciti della comunicazione. In questi casi si noteranno deficit nel rispetto dei turni nella conversazione, nel riformulare le frasi quando non si viene capiti e nell’uso di segnali non verbali utili alla comunicazione. Inoltre risulterà difficile la comprensione dei messaggi ambigui o impliciti. Di conseguenza il bambino potrà avere difficoltà nel fare inferenze, capire le battute, le metafore e tutti i messaggi che vanno interpretati in funzione del contesto.

La pragmatica comprende tre principali abilità comunicative:

• usare il linguaggio con funzioni diverse, quali
salutare (ad es. Ciao, buongiorno!),
dare informazioni (ad es. ora vado a casa), commentare (ad es. questa torta è molto buona), fare richieste (ad es. vorrei del gelato);

• modificare la comunicazione in base alle esigenze di un ascoltatore o di una situazione, come ad esempio parlare in modo diverso ad un bambino piuttosto che ad un adulto o con un coetaneo o un insegnante o con un ascoltatore sconosciuto, parlare con un volume di voce differente in un cinema piuttosto che in un parco giochi;

• seguire le regole per le conversazioni, come ad esempio introdurre un argomento di conversazione, rimanere in argomento, riformulare quando frainteso, usare segnali verbali e non verbali, rispettare la distanza sociale, usare le espressioni facciali appropriate e mantenere il contatto visivo.

I problemi pragmatici possono abbassare l'accettazione sociale e i coetanei possono evitare conversazioni con un bambino con un disturbo nella pragmatica.


Suggerimenti pragmatici:
si possono aiutare i bambini con queste difficoltà  ad usare il linguaggio in modo appropriato nelle situazioni sociali.
Vediamo alcuni esempi:
• rispondere alle richieste ed ai commenti del bambino senza correggere l'articolazione o la grammatica ma fornire modelli appropriati nel corso del discorso. (Ad esempio, se un bambino dice "Ecco come non funziona", si risponde "Giusto. Non è così che funziona. "

• approfittare della naturali occasioni che si verificano. Ad esempio, salutare all'inizio della giornata e quando si va via; invitare il bambino a fare delle richieste ( ad es. inviare il bambino dal vicino a chiedere dello zucchero);


• utilizzare dei role-play (giochi di ruolo) in cui il bambino deve spiegare la stessa cosa a persone di età diverse, far finta di acquistare in un negozio, o spiega come si prepara una torta;

• fornire dei modelli al bambino su come si dovrebbe parlare con un altro bambino, con un adulto o un parente o magari qualcuno che si è appena conosciuto;

• incoraggiare l'uso della persuasione . Ad esempio, chiedere al bambino cosa direbbe per convincere la nonna a portarlo al parco;

• ragionare con il bambino su diverse modalità di espressione di uno stesso messaggio:
Per es. educato ("Per favore, posso avere del gelato?"), maleducato (" Dammi il gelato!"), indiretto ("Quella musica è molto rumorosa"), diretto ("Spegni quella musica!");

• fornire indicazioni visive come immagini, oggetti o uno schema per raccontare una storia in sequenza.

• incoraggiare la riformulazione o la revisione di una parola o frase non chiara. Fornire una revisione appropriata chiedendo, "Intendevi ...?"

• modellare e spiegare come i segnali non verbali siano importanti per la comunicazione. Ad esempio, mostrare ciò che accade quando un'espressione facciale non corrisponde all'emozione espressa in un messaggio verbale (come pronunciare parole arrabbiate mentre si sorride).

Ecco i consigli pratici in una infografica da condividere:












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