L' intersoggettività nell'autismo. Attenzione congiunta, imitazione, emozione congiunta scambio di turni....Qualche idea per lavorarci subito!

Nei bambini con disturbo dello spettro autistico lo sviluppo dell'intersoggettività  appare compromesso ma è possibile, comunque, sviluppare e potenziare queste abilità attraverso specifici interventi. Ma cos'è l’intersoggettività?
Lo scopriamo in questo articolo, come sempre all'insegna della semplicità.

Possiamo definire l'intersoggettività come l'insieme dei comportamenti sociali necessari per interagire con un’altra persona: un insieme coordinato di atti motori, percettivi, cognitivi ed emotivi.
La letteratura sull'argomento fa una distinzione tra intersoggettività’ primaria e secondaria.


L’intersoggettività primaria si sviluppa tra 0 e 8 mesi. In questo periodo il bimbo sperimenta situazioni di scambio che si svolgono all’interno della coppia mamma-bambino. Le abilità che entrano in gioco a questo livelli sono: l'interesse e l’attenzione per il viso umano, l’alternanza di turni e l’integrazione di diverse modalità sensoriali per interagire con l'ambiente.

L’ intersoggettività secondaria ha inizio tra i 9 e i 18 mesi, quando Il bimbo inizia a spostarsi e utilizza ciò che aveva sperimentato nell’intersoggettività primaria come base per interagire con altre persone,  per scambiare con loro esperienze relative a quello che accade nell’ambiente. In questa fase si sviluppa l’attenzione congiunta, l’intenzione congiunta e l’emozione congiunta, l’imitazione, il linguaggio ed il gioco simbolico. Matura ulteriormente lo scambio di turni.

Vediamo singolarmente le componenti di questa abilità così complessa.

Attenzione congiunta: precursore fondamentale dello sviluppo delle abilità di comunicazione, sia non verbali che verbali. Alternare il proprio sguardo tra ciò che si sta osservando e l'altra persona, seguire con lo sguardo l’indicazione dell’altro, o ancora controllare dove l’altro sta guardando e guardare nella stessa direzione. Indicare per mostrare o per chiedere.
Portare una cosa all’altro per mostrargliela.

Imitazione: abilità cardine nello sviluppo sociale, cognitivo e linguistico in quanto permette di provare ed interiorizzare esperienze ed emozioni dal punto di vista dell’altro. Spesso carente anche a causa della mancanza di motivazione.

Emozione congiunta: i comportamenti osservabili relativi a questa abilità sono ridere e sorridere insieme in risposta alla stessa situazione; rispondere con la manifestazione di un’emozione al comportamento dell’altro; cogliere l’emozione dell’altro, la sua motivazione e adattare in qualche modo ad essa la propria emozione; utilizzare l’espressione delle emozioni come strumento nello scambio sociale.

In alcuni bambini autistici questo deficit non esiste affatto, in altri si: ciò potrebbe essere determinato da fattori personali diversi dall’autismo, come il ritardo mentale (o meglio disabilità intellettiva), l’attenzione e altri fattori percettivi.

Intenzione congiunta: capacità di riconoscere che il proprio volere può essere uguale o diverso da quello dell’altro.
Una abilità che é alla base dell’educazione e del bambino socializzato.

Scambio di turni: alternanza di sguardi, sorrisi, suoni e movimenti. Sono moltissime le situazioni sociali che funzionano con l’applicazione spontanea e generalizzata dell’idea del turno. Una delle più importanti e diffuse è la conversazione.






Nei bambini affetti da autismo tutte le abilità che caratterizzano l'intersoggettività possono non comparire o comparire in ritardo o in forma deviata...e allora osserveremo:


  • Deficit nel contatto di sguardo e nella capacità di coordinarlo
  • Difficoltà a vivere l'altro come attivatore emotivo
  • Deficit nell'attenzione condivisa
  • Assenza del gesto di indicazione
  • Deficit nella capacità imitativa
  • Mancanza di senso di reciprocità nel gioco.


Questo comporta spesso l’impossibilità del bambino ad accedere in  maniera naturale allo sviluppo e all'apprendimento, con il risultato di una grande frustrazione da parte dei genitori e degli adulti che ruotano intorno ad un bambino con autismo: nessuna modalità di insegnamento sembra funzionare!!!


Come insegnare queste abilità?
La prima cosa da fare è quella di entrare in sintonia con il bambino. Comprendere i suoi bisogni e prepararsi a fare anche il 99,5% nella costruzione della relazione (almeno all'inizio!).



Questo lo facciamo osservando il bambino e seguendo la sua iniziativa per capire come fare a stimolarlo, ad incuriosirlo, ampliando le sue sperimentazioni ed inserendoci nel suo gioco stereotipato e ripetitivo, diventando pian piano noi stessi un rinforzo (ovvero pairing - ne abbiamo parlato 
qui).


Il primo passo è quello di fare un “Assessment delle Preferenze(ne abbiamo parlato qui) ovvero capire cosa piace al bambino:
Cosa cattura la sua attenzione? Cosa lo motiva? Su quali canali sensoriali cerca
maggiormente stimolazione? Visivo?Tattile? Uditivo, olfattivo, gustativo o vestibolare?


Nei bambini nello spettro dell'autismo la compromissione della capacità di relazione e immaginazione porta ad un deficit nelle abilità di gioco e interessi ristretti e ripetitivi. È presente anche una ipo o iper esplorazione dell'ambiente e dei materiali. Da questi aspetti deriva un'importante considerazione: per instaurare una relazione con un bambino si deve diventare un compagno di giochi molto divertente.

Il che significa, come abbiamo già detto, sapere cosa motiva un bambino con autismo ma significa anche lasciarsi coinvolgere e divertirsi!!


Cosa è motivante per un bambino con autismo? E come catturare la sua attenzione?
Per un bambino con autismo è motivante quello che risponde al proprio profilo sensoriale, che si comprende e che si è in grado di fare.


Alcune idee:


  • Ottenere e creare effetti interessanti
    con gli oggetti
  • Bolle di sapone
  • Giochi sensomotori
  • Palloncini
  • Giocattoli pup-up
  • Giochi con l'acqua


Per catturare l'attenzione del bambino dobbiamo:

- facilitare l'interazione faccia a faccia
- guardare e commentare ciò che fa
- facilitare le sue azioni (prompt)

Una volta catturata l'attenzione del bambino diventa importante assumere un ruolo nel gioco:

- imitare il bambino
- elaborare ed arricchire il gioco ( fare il regista)....


Pian piano diventare più attivi:

- Favorire il coinvolgimento
- Controllare i materiali
- Alternare i turni
- Fare ostruzionismo giocoso


Le attività condivise diventano così una cornice importante per l'insegnamento in cui l'elemento sociale rappresenta un nucleo da cui attingere continui stimoli: durante queste attività i partner si guardano, si scambiano oggetti, comunicano, sono coinvolti emotivamente e si divertono.


Come si crea un'attività di routine condivisa?
Anche in questo caso ci viene utile utilizzare la contingenza a tre termini vista negli articoli dedicati all’ABA.

Per realizzare una routine il bambino dovrebbe rispondere ad una 
iniziativa dell'adulto che diventa diventa antecedente (A) al comportamento (B) del bambino e una conseguenza positiva (C) che seguirà alla risposta del bambino.



Fasi delle routine condivise:
1.Apertura dell'attività
2.Prima fase del gioco
3.Fase di elaborazione
4.Chiusura


Tipologie di routines
Possiamo dividere le routine da utilizzare con il bambino in:


  • Routines condivise triadiche (oggetto-partner-bambino)
  • Routines centrate sul partner



Routines triadiche
I materiali costituiscono il tema centrale del gioco. Sia il bambino che l'adulto prestano attenzione alle azioni sugli oggetti. 
L'elemento sociale è legato all'azione attraverso: l'imitazione, l'alternanza dei turni, la gestione del materiale, l'introduzione di variazioni.
Queste attività costituiscono la base per la costruzione dell'attenzione condivisa: i bambini scelgono i materiali, condividono emozioni, fanno richieste, modulano e imparano a coordinare lo sguardo.



Routine centrate sul patner
Patner e bambino sono impegnati nella stessa attività in modo reciproco.
La presenza di oggetti è accidentale. L'attenzione del bambino è rivolta verso il volto, la voce, il corpo, i gesti dell'altra persona.
L'obiettivo sarà stimolare l'attenzione del bambino verso i segnali sociali e comunicativi delle altre persone. Sviluppare la consapevolezza delle espressioni del volto e l'abilità di condividere emozioni. Aumentare i momenti di comunicazione spontanea del bambino. Ottimizzare il livello di attivazione del bambino.



Ecco una infografica che riassume come lavorare sull'intersoggettività:

Lavorare sull'intersoggettività con bambini nello spettro dell'autismo


Xaiz C. e Micheli E. (2001), Gioco e interazione sociale nell’autismo; Trento, Erickson
Baron-Cohen S. (1995), “Mind-blindness”; Cambridge, MA, MIT Press, Trad. It. “L’autismo e la lettura della mente”, 1997, Roma, Astrolabio 
Cottini L. (2013), Che cos’è l’autismo infantile; Carocci Editore
Ianes D. e Zappella M. (2009), L’autismo. Aspetti clinici e interventi psicoeducativi; D. Ianes (a cura di); con la collaborazione di G.M. Arduino, C. Terzuolo e S. Camerotti; Trento, Erickson 

Di seguito 3 libri che sono assolutamente indispensabili per chiunque voglia lavorare sugli aspetti trattati in questo articolo e non solo:



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