Le Motivating Operations (MO) ovvero la motivazione è tutto! - L'ABA spiegata a mia nonna - parte 13 -

In questo articolo parliamo di motivazione. Nell'ABA la motivazione è legata al termine motivating operations (MO) tradotto come operazioni motivazionali.  È un articolo un po' più tecnico che cercheremo di trattare nel modo più semplice possibile.

Cosa sono le motivating operation (MO)

Questo termine è stato introdotto ( Laraway, Snycerski, Michael e Poling 2003come termine che comprende sia EO (Establishing Operation), ovvero eventi che migliorano l'efficacia di un determinato rinforzo, che AO ( Abolishing Operation) ovvero eventi che riducono o abbassano il valore di un certo rinforzo. Lo specifichiamo perchè si continuano ad utilizzare in molti articoli scientifici.

Un semplice esempio chiarirà meglio:

Marco adora la pizza. La privazione di cibo (evento) farà aumentare il valore del cibo e ancor di più della pizza come rinforzo (Establishing Operation). Se Marco mangiasse una teglia di lasagne (evento) si sentirebbe sazio, per cui ci si troverebbe di fronte ad una AO ( Abolishing Operation) in quanto si abbasserebbe il valore del cibo, anche di quello che Marco ama di più come la pizza.

 Le EO (Establishing Operation) sono eventi che migliorano l'efficacia di un determinato rinforzo

"Fondamentalmente quando parliamo di MO stiamo parlando di motivazione" .

Come abbiamo visto in questo articolo le MO sono un evento antecedente relativo alle conseguenze. Se si riesce ad individuare un preciso rinforzo sarà più semplice anche l'individuazione delle possibili condizioni delle MO.



Differenza tra MO (motivating operation) e Sd (stimolo discriminativo)
E' importante aver sempre presente la relazione tra MO e Sd: se la condizione attuale fa sì che la persona desideri o abbia bisogno più o meno  del rinforzo, allora hai a che fare con una MO. La Sd invece sarà  il mezzo con cui arrivare al rinforzo.

Ecco un esempio per capire la relazione tra MO e Sd:
stai guidando la tua auto  e vedi accendersi la spia del carburante. Questo indica la necessità di rifornire: quindi, il distributore è più rinforzante.(MO)
L'unico problema è che non c'è una stazione di servizio nelle vicinanze: pertanto, i mezzi per ottenere il carburante non sono disponibili. Solo quando vedrai una stazione di servizio avrai la tua Sd per poi fare benzina alla tua macchina.



Perché questo concetto è così importante se si deve lavorare con un bambino autistico? 

Motivare un bambino con autismo non è una cosa facile. Questo perché il desiderio intrinseco di compiacere altre persone può essere ridotto o assente. Poiché il sorriso o l'approvazione di un altro adulto o bambino potrebbe non essere un fattore motivante, diventa necessario manipolare l'ambiente per fornire la giusta situazione per far funzionare le MO al meglio.

Le  MO sono la quarta contingenza a un comportamento. Sono le condizioni che ci fanno desiderare ancora di più il rinforzo (quindi la motivazione). Ci sono momenti in cui sono presenti i mezzi (cioè lo stimolo discriminatorio) per comportarsi in un certo modo, ma non agiamo su di essi perché il solito rinforzo non è necessario.

Qualche idea per usare con sapienza le MO per rendere "qualcosa" una necessità per il bambino. 

Se vuoi che il bambino usi la forchetta e il cucchiaio in modo appropriato, non forzarlo in sessioni a caso durante il giorno. Usa invece una forchetta e un cucchiaio come unico modo per mettere qualcosa in pancia durante i pasti. Questo farà desiderare al bambino di imparare ad usare le posate, così potrà ottenere il cibo.

Se stai lavorando sul "toilette training", cioè sull'insegnare al bambino ad utilizzare il bagno per i suoi bisogni, potrai fornire bevande gradite in grande quantità per aumentare la probabilità di urinare.

Se si ha bisogno che il bambino si sieda durante la sessione, esci a giocare, fallo saltare, dondolare, correre, ecc. Quindi riportalo nella stanza per aumentare la probabilità che voglia sedersi.

Se una determinata strategia non funziona, adattala in modo che divenga desiderabile. Se i bambini non sono motivati ​​a fare qualcosa, spingili verso di essa facendo un passo indietro se necessario. Se un bambino non è più motivato da un giocattolo, smetti di offrirlo. Quando riporterai il ​​giocattolo dopo un mese o due potrebbe essere di nuovo motivante.

Pazzi per gli acronimi: UMO e CMO

Andiamo più a fondo in questo argomento introducendo i concetti di UMO e CMO.

Utilizziamo come esempio l'uso del bagno. (In questo articolo abbondano gli esempi 😁)

Operazione motivazionale MO: la vescica è piena, disagio
Stimolo discriminativo: WC nelle vicinanze
Comportamento: utilizzare il bagno
Conseguenza: la vescica è vuota, si  ritorna ad uno stato confortevole (rinforzo negativo).

Siamo in presenza dei servizi igienici molte volte durante la giornata, ma non usiamo tutti quelli che vediamo. Usiamo il bagno solo quando è necessario un sollievo (rinforzo negativo). Pertanto, la condizione MO per l'utilizzo del bagno è una vescica piena.

Il disagio di una vescica piena è un esempio di operazione motivante incondizionata (UMO).  Le UMO sono le condizioni biologiche inerenti a tutti gli esseri umani che motivano il nostro comportamento a fini di sopravvivenza. Includono dolore, fame, sete, sonno, ossigeno, temperatura, noia e sesso. Se sei privato di cibo, acqua, sonno, ossigeno, sesso, attività o hai bisogno di calore o freddo, hai maggiori probabilità di impegnarti in comportamenti che ti offrono queste cose come rinforzi.

Le MO possono essere anche apprese o condizionate in base alle nostre esperienze passate. Se rientrano in questa tipologia vengono definite operazioni motivazionali condizionate (CMO) di cui esistono alcuni tipi:

1) CMO Surrogata (CMO-S)  è uno stimolo precedentemente neutro che, in seguito all'associazione temporale con un UMO o un altro CMO, altera in modo indipendente l'efficacia di altri stimoli nel ruolo di rinforzi o punizioni e altera la probabilità di comportamenti associati. Il CMO-S agisce sul valore di quelle conseguenze che sono sotto il controllo del suo MO associato.

 Ad esempio, una persona che pranza sempre a mezzogiorno. Il tempo sull'orologio oltre ad avere proprietà discriminatorie (come segnalare l'apertura della mensa) può anche esercitare un'influenza motivante. A seguito del ripetuto accoppiamento della privazione di cibo e del tempo delle 12:00 su un orologio, il tempo può eventualmente acquisire proprietà motivazionali proprie.

2) CMO riflessiva (CMO-R) sono quelle condizioni che precedono un evento avverso rendendo così la fuga e/o l'evitamento altamente rinforzante. Ci segnalano che potrebbero o stanno per accadere cose brutte.

L'esempio che si usa spesso in questi casi è l'insegnante "punitore"o il "capo rompi scatole" al lavoro. Alla presenza di questa persona "sembra che tu non faccia nulla di giusto" e sei costantemente ripreso. Per questo motivo, vuoi trascorrere meno tempo possibile con questa persona. Presto l'ambiente associato a questa persona sembra assumere queste qualità avverse ed eviti di andare nei posti in cui questa persona potrebbe essere. Anche sentire la sua voce lungo il corridoio può suggerirti qualche idea per evitare di imbattersi in questa persona (e quindi evitare possibili punizioni/rimproveri).

3)CMO transitiva (CMO-T) sono condizioni o stimoli che ci fanno desiderare/ci suggeriscono il bisogno di un altro stimolo. Il miglior esempio di CMO-T sono le condizioni in cui ci troviamo ad aver bisogno di aiuto. Sono utilizzate spesso nel lavoro con i bambini nello spettro dell'autismo per stimolare una richiesta verbale(mand).


Operazioni motivazionali e CMO schema riassuntivo




Riferimenti:

Cooper, JO, Heron, TE, & Heward, WL (2007).  Analisi comportamentale applicata (2a edizione). Upper Saddle River, NJ: Pearson Education.
Michael, J. (1982). Distinguere tra funzioni discriminatorie e motivazionali degli stimoli.  Journal of Experimental Analysis of Behaviour, 37 , 149-155.
Moderato P.,Copelli C.,L’analisi comportamentale applicata Seconda parte: metodi e procedure Autismo e disturbi dello sviluppo Vol. 8, n. 2, maggio 2010 (pp. 191-233) Edizioni Erickson – Trento
Laraway S., Snycerski S., Michael J. e Poling A. (2001), The abative effect: A new term to describe the action of antecedents that reduce operant responding, «The Analysis of Verbal Behavior», vol. 18, pp. 101-104.
Laraway S., Snycerski S., Michael J. e Poling A. (2003), Motivating operations and terms to describe them: Some further refinements, «Journal of Applied Behavior Analysis», vol. 36, pp. 407-414.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2859803/

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