Gli obiettivi di apprendimento

 Abbiamo dedicato diversi post all'intervento sui bambini con autismo e disabilità intellettiva, ma come scegliamo su cosa lavorare? Come si individuano gli obiettivi adatti ad ogni bambino? Quali sono le caratteristiche di un buon obiettivo?


Gli obiettivi individuali di ogni bambino devono essere definiti sulla base della valutazione dei suoi punti di forza e di debolezza e selezionati attraverso un processo che deve coinvolge gli operatori, gli insegnanti e i genitori del bambino.

La valutazione e la conseguente determinazione dei punti di forza e di debolezza del bambino si deve basare sull'osservazione diretta del comportamento del bambino durante una sessione di gioco 1:1 e dalle informazioni ottenute dalla famiglia. (Esistono numerosi test standardizzati per valutare in modo specifico le abilità ma saranno trattati in un altro post.)

Per i bambini che mostrano problemi di comportamento, che interferiscono con l'apprendimento e la partecipazione sociale, sarà necessario effettuare un'analisi funzionale del comportamento e definire un programma per l'acquisizione di un comportamento positivo (vedi rinforzo differenziale).

Gli obiettivi di apprendimento  hanno 4 caratteristiche: 

1) uno stimolo antecedente. (Vedi post sulla contingenza a tre termine) ovvero l'evento che precede e induce al comportamento da raggiungere: 

2) la descrizione del comportamento osservabile e misurabile, cioè la competenza specifica da              insegnare; 

3) un criterio che definisce la padronanza dell'obiettivo; 

4) un criterio che riguarda la generalizzazione


Caratteristiche di un obiettivo di apprendimento



Ad esempio: (antecedente) Durante il pasto, seduto al tavolo davanti al piatto di minestra, (comportamento) il bambino utilizza il cucchiaio per portare il cibo alla bocca,(criterio sulla padronanza) per almeno 4 volte, senza aiuto, senza versare il cibo,(generalizzazione) per 2 pasti al giorno all'asilo e a casa.

Un altro esempio, un obiettivo di apprendimento può essere definito come segue: (antecedente) durante le attività di gioco con del materiale motivante  (bambole, blocchi o palline), quando l'operatore si unisce al gioco parallelo vicino o di fronte al bambino, posizionandosi a meno di 1 metro di distanza. (comportamento) Il bambino rimarrà coinvolto nell'attività per almeno 3 minuti, (criterio sulla padronanza) per almeno 2 volte a sessione, (generalizzazione) per 3 sedute consecutive e con 2 o più caregiver. 


Gli obiettivi di apprendimento sono successivamente spezzettati in passaggi graduali d'insegnamento. La descrizione dell'apprendimento come un processo che avviene passaggio dopo passaggio, (dove ogni passaggio è sviluppato mediante un processo di task analysis) guida l'insegnamento e la rilevazione dei dati.

Il linguaggio usato per definire le componenti degli obiettivi di apprendimento e i passaggi d'insegnamento deve essere inequivocabile e deve fornire indicazioni chiare su:

  1. qual è l'antecedente del comportamento;
  2. cosa deve fare l'adulto; 
  3. quale sarà la risposta che ci si aspetta dal bambino. 

Nella definizione dell’antecedente sarà importante definire anche il prompt (ossia il suggerimento che l’adulto deve fornire per facilitare la risposta prevista.

In tutti gli obiettivi è preferibile utilizzare un linguaggio semplice ed evitare di usare un gergo tecnico e clinico. 

E' importante assicurarsi che il comportamento da raggiungere sia specificato attraverso definizioni misurabili, per esempio, associa 3 insieme di oggetti sulla base del colore, rosso, giallo, verde, piuttosto che dire “capisce il concetto di colori o capisce il colore”.

Naturalmente queste brevi linee guida per stabilire gli obiettivi di apprendimento valgono anche per gli adulti.

In diversi ambiti si utilizza l'acronimo "SMART" per ricordare le caratteristiche di un buon obiettivo, ecco uno schema adattato per gli obiettivi di apprendimento:


                        Adattato da:"Valutazione delle preferenze e
 dei valori
Serafino Corti"




Bibliografia

Rogers S J Dawson G. (2010). Early start Denver model for young children with autim Promating language learning, and engagement Guilford Press. Tr. ESDM intervento per l'autismo. Linguaggio, apprendimento e reciprocità sociale. Omega Edinom, 2010.

Richard Foxx Tecniche base del metodo comportamentale- Cenro Studi Erickson

Implementazione dell'Early Start Denver Model in Gruppo (G-Esdm) per bambini con autismo in età prescolare Giacomo Vivanti, Geraldine Dawson, Sally J. Rogers, Ed Duncan




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