Il comportamento adattivo: cos'è e come lavorarci

Per comportamento adattivo si intende l’insieme di attività che un soggetto deve compiere quotidianamente per essere sufficientemente autonomo e per svolgere in modo adeguato i compiti conseguenti al proprio ruolo sociale, così da soddisfare le attese dell’ambiente per un individuo di pari età e contesto culturale  (Doll, 1965; Grossman, 1973,1983; Sparrow, Balla e Cicchetti, 1984; Nihira 1999; Thompson, McGrew e Bruininks, 1999)


Cosa è il comportamento adattivo?

Il comportamento adattivo in parole semplici si riferisce alle capacità delle  persone di funzionare in modo indipendente a casa, a scuola e nella comunità.


Domini e sottodomini delle abilità del comportamento adattivo




L'American Association on Intellectual and Developmental Disabilities (AAIDD) definisce il comportamento adattivo come la raccolta di abilità concettuali, sociali e pratiche di cui gli individui hanno bisogno per funzionare nella loro vita quotidiana (Schalock et al., 2010). (Kirchner et al.2016)

Esistono numerose scale di comportamento adattivo, le scale Vineland Adaptive Behavior Scales e l' Adaptive Behaviour Assessment System , sono quelle più comunemente utilizzate.

Di seguito è riportato un elenco di alcuni dei comportamenti adattivi misurati da scale di uso comune e checklists basate su modelli del costrutto di comportamento adattivo.




Abilità comunicative: la disabilità influisce sul bambino nell'area della comunicazione? (Modalità di comunicazione, abilità verbali, comunicazione scritta, comprensione orale o abilità linguistiche).

Cura di sé : la disabilità influisce sulla capacità del bambino di mantenere un'adeguata cura di sé e igiene personale durante la giornata scolastica?

Abilità sociali: il bambino ha capacità inferiori alla media nelle aree di interazione con i coetanei, con gli adulti e / o la comprensione delle interazioni sociali previste (segnali verbali e non verbali, modi ecc.)?

Scuola e casa:  il bambino richiede supervisione in queste impostazioni per completare le attività o le faccende quotidiane?

Vita nella comunità : il bambino può muoversi a scuola o nella comunità e seguire le regole ed esibire comportamenti appropriati?

Autogestione (autoregolamentazione) : il bambino può pianificare e organizzare compiti e attività, lavorare in modo indipendente e auto-correggere il comportamento secondo necessità?

Salute e sicurezza : il bambino dimostra la capacità di evitare situazioni pericolose, sa come difendere la propria salute e sicurezza personale, compreso cosa fare in caso di malattia o infortunio?

Functional Academics: il bambino è nella media rispetto ai coetanei (non più di 2 anni sotto) nelle aree di lettura, scrittura e abilità matematiche?


Lavorare sui comportamenti adattivi: aumentare l'indipendenza

Un aspetto importante che a volte viene trascurato negli interventi precoci per la disabilità include le abilità adattive che possono costruire l'indipendenza per un bambino piccolo.

Abilità relative al mangiare, bere, vestirsi, dormire, lavarsi, l'utilizzo del wc si sviluppano quotidianamente  nei bambini a sviluppo tipico in età prescolare e asili nido. Sono abilità di vita quotidiana in cui i bambini piccoli imparano ad avere un ruolo attivo nella routine quotidiana delle loro famiglie.

Perché quindi rinunciare a queste importanti capacità nel trattamento della disabilità e dell'autismo?

Le persone disabili  hanno una scarsa attitudine nel fare delle cose solo perché le fanno altre persone intorno a loro, e ci troviamo di fronte alla sfida di dover insegnare cose che i bambini con sviluppo tipico imparano spesso senza il bisogno di insegnamenti espliciti. 


Se vogliamo insegnare loro questi comportamenti
dovremo tenere conto sia delle modalità con cui insegnare, in considerazione del loro stile cognitivo, sia trovare il modo per motivarli a seguire i nostri insegnamenti. 

Ogni soggetto con autismo deve seguire un programma educativo individualizzato, tuttavia un buon programma deve sempre prevedere il miglioramento delle abilità adattive



Iniziare fin dalle prime fasi di sviluppo a lavorare sul comportamento adattivo è fondamentale per preparare l'individuo a una maggiore autonomia possibile nella vita  adulta. 
(Vivanti)


Come insegnare questi comportamenti? 

Un buon punto di partenza per l'insegnamento di un'attività di autonomia personale, come ad esempio vestirsi da soli, è chiedersi che cos'è che esattamente il soggetto non sa fare. In alcuni casi il soggetto può essere in grado di svolgere l'attività già autonomamente, ma non è mai stato spinto a farlo perché ha sempre avuto chi se ne occupava al posto suo; in molti altri casi l'attività è troppo complessa così com'è, ma può essere resa più semplice e accessibile.

Questo può essere fatto utilizzando un'analisi del compito (Task analysis) che descriverà chiaramente ciascuno passaggio necessario per eseguire il comportamento nell'ambiente naturale del bambino.

Task Analysis

Le abilità adattive vengono generalmente insegnate attraverso un processo che inizia con un'analisi del compito e poi scompone l'abilità, oggetto di insegnamento, nelle sue componenti (Haring e Kennedy, 1988)  L'insegnamento viene suddiviso in piccoli passaggi che verranno concatenati formando la sequenza dell'abilità target. (National Research Council 2003)

Abbiamo discusso di queste procedure nel nostro articolo "IL CHAINING: INSEGNARE I COMPORTAMENTI COMPLESSI - L'ABA SPIEGATA A MIA NONNA - PARTE 10-L CHAINING: INSEGNARE I COMPORTAMENTI COMPLESSI - L'ABA SPIEGATA A MIA NONNA - PARTE 10-"

Anche le procedure di Shaping e Prompting saranno utili per insegnare i comportamenti desiderati.

C'è un largo margine di potenziale miglioramento e di sostanziale cambiamento nel comportamento adattivo dei soggetti con autismo attraverso l'insegnamento di abilità specifiche che rivestono un'importanza fondamentale, anche per quanto riguarda l'integrazione con la comunità (ad esempio l'autonomia nell'igiene, nel vestirsi e così via). 


I principi sono gli stessi
che abbiamo già visto per l'insegnamento delle abilità comunicative e sociali, con la differenza che è molto più semplice insegnare un'attività di autonomia personale rispetto all'abilità di sostenere una conversazione. 



A seconda dei casi un bambino o un adulto può avere difficoltà ad organizzare l'ordine con cui mettere i vestiti, oppure possedere le abilità di motricità fine necessarie ad allacciare i bottoni o le cerniere, o anche la capacità di capire quando i vestiti sono stati messi tutti e l'attività può essere conclusa. Una volta condotta questa sorta di valutazione informale, viene riorganizzata l'attività in modo tale da aggirare gli ostacoli che impediscono al soggetto di metterla in atto. 

Una prima fase è quella di eliminare la parte iniziale del compito, quella di selezionare i vestiti adeguati: l'attività consisterà nel mettersi dei vestiti che sono stati precedentemente già selezionati dal care giver. Ora il problema da risolvere è quello di far capire al soggetto in che sequenza i vestiti vanno indossati: possiamo aiutarlo utilizzando un supporto visivo.

Come abbiamo visto nell'articolo sui supporti visivi e del chaining, a seconda del livello del soggetto è possibile mettergli  a disposizione delle immagini (fotografie o disegni) in cui vengano raffigurate le diverse tappe nel giusto ordine, o più semplicemente mettere i vestiti sul letto nella giusta sequenza, da sinistra verso destra, in modo tale che il soggetto non debba far altro che mettere uno dopo l'altro i vestiti già disposti nell'ordine giusto.

 In questo modo egli avrà anche una chiara visione di quando l'attività sta per finire, perché man mano che va avanti a vestirsi vede la fila dei vestiti farsi più corta, e infine terminare. 

Se ci sono gravi impedimenti dovuti a problemi di motricità fine, può essere necessario predisporre un insegnamento in un momento educativo più strutturato: ad esempio si possono prevede per il soggetto dei momenti in cui gli viene insegnato ad allacciare e slacciare dei bottoni, utilizzando all'inizio dei bottoni molto grandi e molto semplici da aprire e chiudere, e man mano che le attività vengono portate a termine utilizzare dei materiali che rendano il compito più simile a quello che dovrà svolgere nella vita quotidiana. (Vivanti 2006)


Per rendere più contestualizzato l'apprendimento delle nuove competenze, necessarie allo svolgimento delle attività target, è necessario motivare la persona: ad esempio è possibile dare al soggetto un astuccio chiuso con una cerniera o dei bottoni, al cui interno ci sia il suo oggetto preferito o il suo cibo preferito. In questo modo portando a termine l'attività verrà automaticamente rinforzato. Durante questa fase di addestramento sulla tappa dell'allacciare e slacciare bottoni e cerniere sarà possibile proseguire con l'insegnamento dell'attività del vestirsi in modo autonomo: semplicemente si farà in modo che il soggetto non debba servirsi di quella abilità (allacciare bottoni cerniere e stringhe) fino a quando non sarà acquisita. Sarà quindi necessario, fino ad allora, utilizzare vestiti che non abbiano bottoni e cerniere (pantaloni elasticizzati, felpe anziché camicie, scarpe senza stringhe). 

Un lavoro organizzato in questo modo è un buon esempio di come possano essere organizzate tecniche di insegnamento incidentali (al soggetto viene insegnato a vestirsi al mattino, quando è effettivamente il momento per farlo) con momenti di insegnamento più strutturati ma contestualizzati (l'addestramento sulla motricità fine condotto in momento di apprendimento predefinito) e di come si possa trarre vantaggio da una collaborazione tra diversi contesti: quando il soggetto è ancora piccolo il momento ideale per imparare a vestirsi è al mattino a casa, mentre il lavoro sulla motricità fine verrà condotto tipicamente a scuola o durante l'intervento psicoeducativo.

Per quanto possa essere faticoso programmare un apprendimento di questo tipo (un genitore fa molto prima a vestire il proprio figlio che non aspettare che lo faccia da solo) soprattutto se i progressi sono molto lenti, è necessario ricordarsi che il lavoro sull'autonomia personale ha un impatto di grande importanza sul futuro del soggetto.   

 "Anche se il ritmo di apprendimento di un bambino è di un millimetro all'anno, un millimetro più un millimetro più un millimetro può fare una grande differenza nella vita del soggetto nell'età adulta." (Peeters, 1994). 

In molti casi una strutturazione e semplificazione del compito, seguita da una ricompensa significativa è sufficiente perché il soggetto metta in atto l'attività che gli viene richiesta, in altri casi è necessario che le istruzioni siano ancora più chiare. Ad esempio può essere necessario per un certo periodo utilizzare un aiuto fisico, ovvero prendere le mani del soggetto nelle proprie mani e guidarle nell'attività.

Non si deve perdere di vista l'obiettivo di promuovere l'autonomia, e bisogna quindi evitare che il soggetto si abitui all'aiuto fisico. Uno dei più grossi ostacoli all'apprendimento delle abilità di autonomia personale e domestica dei soggetti con autismo è il fatto che viene chiesto loro di svolgere attività che se non svolgeranno saranno comunque svolte da qualcun altro. Ad esempio, se il soggetto rifiuta di apparecchiare la tavola qualcun altro lo farà: per questo è così importante dare una motivazione concreta e tangibile agli sforzi del soggetto per fare quello che gli chiediamo di fare

Anche nel caso delle abilità di autonomia è necessario promuovere le progressive approssimazioni (shaping) al comportamento desiderato, e lavorare per piccoli passi.



Riferimenti

Lubetsky, M. J, Handen, B.L., & McGonigle J.J. (2011). Autism Spectrum Disorder: Pittsburgh Pocket Psychiatry. NY, NY: Oxford University Press

Brenda Scheuermann, B., &Webber, J. (2002). Teaching Does Make a Difference. CA: Wadsworth Publishing

Pierce, K. L., & Schreibman, L. (1994). Teaching daily living skills to children with autism in unsupervised settings through pictorial self‐management. Journal of Applied Behavior Analysis, 27, 471‐481.

National Research Council. (2001). In C. Lord & J. P. McGee (Eds.), Educating Children with Autism. Committee on Educational Interventions for Children with Autism. Division of  Behavioral and Social Sciences and Education. Washington, DC: NationalAcademy Press.

 Krantz, P. J., MacDuff, M. T., & McClannahan, L. E. (1993). Programming participation in family activities for children with autism: Parents' use of photographic activity schedules. Journal of Applied Behavior Analysis, 26, 137‐138.

Ray‐Subramanian CE, Huai N, EllisWeismer S. (2011). Brief report: adaptive behavior and cognitive skills for toddlers on the autism spectrum. Journal of Autism & Developmental Disorders, 41(5), 679‐684

Matson, J.L., Hattier, M.H., & Belva, B, (2012). Treating adaptive living skills of persons with autism using applied behavior analysis: A review. Research in Autism Spectrum Disorders, 6(1), 271–276

Hume, K., Rachel L., & Lantz, J. (2009). Increasing Independence inAutism Spectrum Disorders:A Review ofThree Focused Interventions. Journal of Autism & Developmental Disorders, 39(9), 1329‐1338 

Vivanti G. Periodico InformAutismo, edito da Autismo Italia onlus - www.AutismoItalia.org  n°14/2006 

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